METODI DA NON USARE MAI PER FAR DORMIRE I BAMBINI
METODI (da non usare mai) PER FAR DORMIRE I BAMBINI - Parte I
Diciamo subito che non c’è nessuna magia. Questi metodi sono stati inizialmente studiati dagli psicologi comportamentisti negli anni 50 e 60 e prendono il nome di metodo di estinzione graduale, rinforzo positivo, pianto controllato ecc. Le varie tecniche attualmente in uso sono derivate da quel filone di studi.
Il metodo Ferber o Estivill (ampiamente criticato e ritrattato dallo stesso autore) prevede di lasciar piangere il bambino nel suo lettino finché non impara a dormire da solo. È un metodo aberrante sul quale preferirei non commentare oltre. Altri nomi sono stati inventati come il cosiddetto metodo della sedia, pick up put down, CIO, CIA (il “metodo gentile” che di gentile ha solo il nome) ecc.
C’è poi il metodo E.A.S.Y. (Eat-Activity-Sleep-You) di Tracy Hogg che prometterebbe di risolvere il “problema” bimbo con una routine ben organizzata che prevede di dare il latte o la pappa, fare attività, poi la nanna e infine avere così tempo per se stesse.
Quindi tutto risolto, no?
No perché questo metodo (come alcuni altri) guarda al neonato come un problema da gestire, quindi traccia una tabella che prevede cibo e gioco dopo di che si considerano soddisfatti i bisogni del bimbo, quindi lo si mette a nanna. Ma un bimbo ha principalmente bisogno di amore, di contatto, di sicurezza, di cure prossimali che sono sguardi, sorrisi, comunicazione affettiva, tutti elementi INDISPENSABILI per un sano sviluppo emotivo e fisico. Un figlio non dovrebbe essere visto come un “problema da risolvere” sarebbe utile invece conoscerne la fisiologia per trovare un equilibrio in accordo con essa, assecondando i bisogni dei piccoli, senza cercare di piegarli ai ritmi che la società ci impone.
Psicologia, fisiologia, neuroscienze, antropologia, pedagogia ci hanno ormai fornito studi oltremodo chiari sui bisogni primari dei piccoli e il metodo Hogg, (così come tutti gli altri metodi di estinzione), li disattende totalmente.
Consideriamo infine il modo in cui viene gestito l’addormentamento secondo il metodo E.A.S.Y.: il bimbo deve imparare a dormire nel suo lettino, quindi la mamma lo mette giù “rimpinzato per bene” cito testualmente, se il bimbo dovesse piangere la mamma dovrebbe “osservare senza intervenire” per non “rendere dipendente il bambino da aiuti esterni” quindi propone l’utilizzo di ciuccio, swaddling e dice di “non cedere” di fronte al pianto, cioè di andare, calmare il piccolo e rimetterlo giù e così via finchè non si sarà addormentato (cioè rassegnato). Questa tecnica proposta dalla Hogg (ricordo di professione infermiera) non ha alcun fondamento scientifico, anzi è contraria a quanto sostengono i più rinomati medici e psicologi che hanno studiato tematiche legate ai bisogni dei bambini (vedi bibliografia*).
Ho letto anche frasi tipo ” c’è differenza tra lasciar piangere un bambini e accettare che il bambino pianga” e subito ho pensato -bene, questo è vero- se però poi applichiamo questo concetto a un neonato che piange perché ha bisogno di contatto o di essere rassicurato e decidiamo invece di non soddisfare questo bisogno, pur rimanendogli accanto, perché pensiamo di dover insegnare l’autonomia, allora no, non va affatto bene.
Accettare e accogliere il pianto di un bambino è sicuramente molto importante, i nostri figli devono sentirsi amati senza se e senza ma, anche quando sono arrabbiati, scontrosi e nervosi. Questo però non significa lasciarlo intenzionalmente piangere in virtù di un insegnamento che non ha alcuna ragion d’essere.
Bowlby: “UN BISOGNO SODDISFATTO NON SI RIPRESENTA”
Questa frase riassume benissimo ciò che avviene nella prima infanzia: se assecondiamo il bisogno di dipendenza dei piccoli, essi diventeranno autonomi e indipendenti quando sarà il momento giusto (che non è nell’infanzia).
Durante l’infanzia, principalmente da 0 a 3 anni, si creano la “base sicura” nel rapporto con la madre (o caregiver) e gli schemi di comportamento sociale ed emotivo che ci serviranno per il resto della vita.
Proprio su questo argomento ho scritto un libro dal titolo “il circolo virtuoso dell’attaccamento”
L’empatia è uno strumento estremamente efficace e utile sia per l’educazione che per la comunicazione. L’empatia, piuttosto che la minaccia o l’imposizione, favorisce la collaborazione famigliare e l’armonia.
NB:
L’utilizzo di metodi e tecniche di estinzione, non è privo di rischi.
Si possono instaurare delle dipendenze legate agli oggetti (rumori bianchi o altri apparecchi accesi, viaggiare in auto ecc) o all’ambiente (luci, disposizione o aspetto della stanza o dell’ arredamento ecc) oppure si possono creare dei disturbi (dell’inizio) del sonno per associazione legati a movimenti ritmici o stimoli sonori.
Un singolo articolo che alcune consulenti citano per sostenere i loro metodi, di sicuro non costituisce un paradigma. Qui di seguito trovate invece un’ambia e circostanziata *BIBLIOGRAFIA e sitografia cui fare riferimento.
– “Il circolo virtuoso dell’attaccamento” di Barbara Bove Angeretti
– “Raising parents: attachment, parenting and child safety” di Patricia Crittenden
– “Appraisal of parenting, parent-child interactions, parenting styles and children” di Claire B. Koop, M. Regalado
– “Controlled crying: position paper” di Australian association for infant mental health
– “The nature of love” di H. Harlow
– “Sleep/wake patterns of breastfed infants in the first 2 years of life” Pubblicato su “Pediatrics”
– “Three in a bed, the benefits of sleeping with your baby” di D. Jackson
– “The family bed” di T. Thevenin
– “Social regulation of the cortisol levels in early human development” Pubblicato su “Psychoneuroendocrinology” 2002
– “Increase carrying reduces infant crying: a randomized controlled trial” Pubblicato su “Pediatrics” 1986
– “Facciamo la nanna” di H. Fresco
– “Il bambino è competente” di J. Juul
– “Sogni d’oro” di La Leche League
– “Babies do not and should not sleep alone” di J. McKenna
– “The relationship between daytime exposure to light and nighttime sleep in 6-12 week-old infants” di “Journal of sleep research”
– “L’evoluzione del sonno nel neonato” di J. McKenna (convegno Leche League 1997)
– “Genitori dì giorno e di notte” di W. Sears
– “Psiconeuroendocrinoimmunologia della nascita” di M. Odent
– “Nonverbal communication” di A. Mehrabian
– “Pragmatica della comunicazione umana” di P. Watzlawick
– “Il bambino inascoltato” di Alice Miller
– “Il dramma del bambino dotato” di Alice Miller
– “IL metodo di Estivill è inefficace e nocivo” di Moschetti e Tortorella
– “Bésame mucho” di C. Gonzalez
– “I cuccioli non dormono da soli” di A. Bortolotti
– “Epigenetica e psiconeuroendocrinoimmunologia” di Bottaccioli
– Comportamentismo – wikipedia – Burrhus_Skinner
– “Di notte con tuo figlio” di J. McKenna
Dott.ssa Barbara Bove Angeretti
Consulente per il sonno e l’educazione empatica
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