GIOCHI IN LEGNO, DESTRUTTURATI, CREATIVI
GIOCHI IN LEGNO, DESTRUTTURATI, CREATIVI
Giochi di ispirazione Waldorf e Montessori, spunti e idee per stimolare l’immaginazione
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► DA 0 A 2 ANNI
Barbara: I neonati imparano dal mondo esterno le abilità necessarie al loro sviluppo, i loro organi di senso sono altamente sviluppati, ma durante i primi mesi, più di qualunque stimolo esterno è importante il contatto umano. Un neonato non è in grado di riconoscere tutte le immagini che gli vengono incontro, nei primi mesi compie quindi un grande lavoro di riconoscimento e catalogazione di suoni, luci e visi.
Una stanza con luci soffuse, la porta che si apre e chiude, la voce della mamma, un nuovo viso che gli sorride, la coperta, gli oggetti sul fasciatoio sono già una ricca gamma di esperienze da percepire e riconoscere per lui. Gli organi di senso impiegano tanto tempo ad affinarsi e all’inizio hanno bisogno di impressioni tenui.
Per riconoscere correttamente un suono, è importante poter percepire il silenzio. Sarebbe meglio evitare di appendere oggetti sonori o d’intrattenimento alla culla o al passeggino, in questo modo aiutiamo il bambino a fare una più graduale, reale e sana esperienza del mondo.
Quando impara ad afferrare, ecco che la scoperta di se stesso diventa il gioco più importante. Afferrarsi mani e piedi, toccare e scoprire le varie consistenze di ciò che lo circonda. Capelli, occhiali, abiti della mamma, diventano interessantissimo terreno di esplorazione anche e soprattutto perché resta sempre il contatto umano ciò di cui ha più bisogno per fare esperienza.
Ecco perché quando inizia a camminare e finalmente può raggiungere gli oggetti che avrebbe sempre voluto afferrare, cerca i cassetti della cucina o la cassetta degli attrezzi. Non c’è differenza tra ciò che l’adulto considera lavoro e il gioco per il bambino.
Il bambino inizia a seguire l’adulto e a provare interesse per tutto ciò che fa, stare tra la mamma e l’aspirapolvere, tra il papà e il giornale; vuole accompagnare tutti i gesti quotidiani. SAREBBE QUINDI OPPORTUNO PORTARE INCONTRO AL BAMBINO LE COSE ATTRAVERSO L’ESEMPIO. L’ADULTO SI DOVREBBE RENDERE IMITABILE POICHÉ UN BAMBINO NON IMPARA A CAMMINARE PERCHÉ NOI LO VOGLIAMO, MA IN LIBERTÀ, CON I SUOI TEMPI, OSSERVANDO E IMITANDO UN ADULTO NELLA SUA POSIZIONE ERETTA.
Debora: In questo primo stadio dell’infanzia in cui la scoperta sensoriale, lo sviluppo della motricità fine, la comprensione dei principi di causa-effetto passano spesso per gli oggetti di uso comune, cosa quindi è meglio proporre al bambino?
Quali sono i giochi destrutturati che gli consentono di sperimentare e conoscere, e dare avvio al pensiero simbolico?
Si può partire dai 6 mesi col cestino dei tesori: un insieme di oggetti della quotidianità, di diverse forme e materiali, in grado di stimolare la curiosità e consentire la scoperta attraverso i 5 sensi (via libera allora a oggetti della natura, come pigne, conchiglie, tappi di sughero; a oggetti di metallo, come chiavi, cucchiai, coperchi di latta; a oggetti in materiali naturali come pelle, legno, tessuto). Costituiscono un’importante fonte di apprendimento attraverso il gioco anche gli alimenti, quindi ogni attività di manipolazione di verdure, frutta, granaglie, altri cibi adatti, da scoprire sia crudi che cotti in tutte le loro caratteristiche (odore, colore, consistenza, forma), naturalmente al di fuori del momento dei pasti. Per finire, l’esperienza ludica si completa con giocattoli in senso stretto che rispondano alle seguenti caratteristiche di base:
1. Si distinguono per essere prodotti di qualità realizzati prevalentemente in materiali naturali (ma la plastica più moderna, senza BPA e ftalati e di grado alimentare non è necessariamente esclusa, specie per i piccolissimi).
2. Sono destinati a durare nel tempo perché offrono possibilità di gioco infinite per anni, crescono col bambino e le sue capacità e resistono all’uso.
3. Non hanno un modo giusto o sbagliato di essere usati, non consentono una sola possibilità di gioco, come quelli strutturati; non ci sono obiettivi definiti e la fantasia può spaziare in mille direzioni.
4. Non integrano meccanismi a pile o elettronici di sorta, non prevedono forme di intrattenimento passivo.
Ecco qualche idea, selezionata tra i brand che meglio interpretano i principi del gioco libero:
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► DA 2 A 6 ANNI
Barbara: A due anni il bambino si diverte a giocare a nascondino, perché non è sicuro di esistere davvero e prova grande gioia nel ritrovarsi. Se facciamo una torta di sabbia, tenta di mangiarla, mentre a tre anni sa che è un gioco. Intorno ai tre anni il bambino inizia a percepirsi come un “Io”, inizia a dire “io”, memoria e fantasia iniziano a configurarsi e svilupparsi.
Dovrebbe essere ancora lasciato andare liberamente incontro a ciò che lo interessa. Ora inizia a sperimentare se stesso riportando i gesti che vede fare nella quotidianità nel gioco. Un semplice pezzo di legno può diventare un ferro da stiro, una barca, un telefono e molto altro. Un bastone può diventare l’aspiraporlvere della mamma, ma questo non significa che voglia pulire perché vede sporco, ma che desidera imitare la mamma che lo fa. La sua volontà si esprime attraverso il gioco, imitando e reinterpretando quello che ha visto e vede fare dagli adulti intorno a lui.
Ecco perché può risultare limitante per il bambino ricevere giocattoli strutturati, essi non possono diventare niente altro quindi non danno la possibilità alla fantasia del bambino di esprimersi.
E’ attraverso il gioco che egli inizia a capire come funzionano le cose, le leggi fisiche come quelle di comportamento.
“LA FANTASIA NON FA CASTELLI IN ARIA, MA TRASFORMA LE BARACCHE IN CASTELLI IN ARIA”. (KARL KRAUS)
Pian piano i tempi di concentrazione aumentano e il bambino è in grado di farsi delle rappresentazioni, cioè di immaginare ciò che vorrebbe creare e di conseguenza inizia a stabilire regole e ruoli all’interno del suo gioco. Nel sociale scopre il piacere di costruire e organizzare giochi per gli altri, come teatrini e spettacoli.
Il cucchiaio che nei primi mesi di vita era così misterioso e affascinante da osservare e afferrare, verso gli 1-2 anni è diventato un oggetto da battere per sentire i suoni che può produrre, poi l’oggetto col quale mangiare o giocare, ma ora che grande gioia prova nell’accorgersi che è in grado di andare a prenderlo per apparecchiare come gli ha chiesto la mamma, e di riporlo nel cassetto!
….Inseguire un’ombra, immaginare un dinosauro, fare sculture di carta colorata o semplicemente guardare il mondo fuori dalla finestra in una giornata di pioggia. I bambini fanno ogni giorno piccole grandi cose, cerchiamo di elevarci alla loro altezza invece di costringerli ad abbassarsi al nostro livello.
Debora: Come accompagnarli in questa seconda fase, come tradurre in pratica quanto sopra?
Sicuramente si ampliano gli orizzonti in termini di materiali, dimensioni, forme e numerosità dei pezzi che costituiscono ciascun gioco, ma la regola di base resta la semplicità. Forme in legno appena abbozzate, che possono diventare animali o edifici, mezzi o elementi della natura, persone o la copia di un qualunque oggetto di uso comune: l’avanzare del gioco simbolico unito alla mission educativa dei giocattoli destrutturati possono creare mondi fantastici!
Lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione che questi ultimi consentono porterà il bambino a poter integrare e sperimentare anche altri materiali e oggetti, incoraggiando l’intraprendenza e portandolo a sempre nuove scoperte. Non sarà inusuale, mettendo a disposizione complementi di ogni tipo (quali possono essere colla, scotch, fili di lana, feltro, tessuti, scovolini, cartone, carta e bastoncini vari, materiali presenti in casa o recuperati nella natura), vedere un semplice omino di legno trasformarsi in una creatura mitologica, o alcuni archi di legno in una scuola con tanto di palestra e sala teatro…
Questo tipo di giochi, specialmente i “mandala” e specialmente dai 4 anni in poi, consentirà anche di sviluppare abilità importantissime, come quelle logico matematiche, grazie ai meccanismi di ragionamento che attivano.
Ecco qualche proposta:
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Dott.ssa Barbara Bove Angeretti e Debora Barbalace
Fonti: educazione Waldorf Steiner, Montessori, Reggio Children
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