PERCORSO DA PANNOLINO A MUTANDINA
Il bambino è competente.
Lo vediamo sin dai primi istanti di vita, i neonati hanno dei riflessi incondizionati come ad esempio il riflesso di suzione, indispensabile all’essere umano per riuscire ad ingerire il latte materno, fondamentale per la sopravvivenza. Altri riflessi come ad esempio il riflesso di Moro, risposta istintiva di aprire e chiudere subito dopo le braccia, in seguito ad uno spavento o ad un forte rumore, si perde dopo alcuni mesi di vita. La vita del bambino, in realtà già dal periodo di endogestazione, è un susseguirsi di tappe, di competenze innate che si perdono crescendo e altre che invece si acquisiscono grazie alla naturale maturazione neurologica, tipica dell’essere umano.
Per i bambini togliere il pannolino è un evento importante, se ci pensiamo, generalmente, mettiamo il pannolino al bambino appena nato e lo togliamo solo nei momenti del cambio e del bagnetto. Pertanto il bambino è abituato ad averlo sempre con sé.
Ma come avviene l’abbandono del pannolino? Si tratta di una interdipendenza di molteplici fattori, che iniziano ad intersecarsi insieme in una meravigliosa danza. Alcuni bambini ad un certo punto della loro vita sentono la necessità ed il desiderio di non indossare più il pannolino, lo comunicano palesemente al proprio genitore, e benché possano avere un linguaggio ancora poco sviluppato, anche la comunicazione non verbale ha il suo peso! Bisogna tenerla in considerazione!
Viene comunemente supposto invece che altri bambini non avanzino mai in modo esplicito la voglia di disfarsi di questo compagno di vita. Arriva un momento però in cui il genitore si sente di dover percorrere la strada dello spannolinamento, soprattutto quando l’inizio della scuola dell’infanzia è alle porte!
Ma facciamo un passo indietro.
Davvero un bambino nei primi tre anni di vita non esterna il desiderio di voler togliere il pannolino? O forse non ci sono state intorno a lui le condizioni affinché potesse decidere di sbarazzarsene? Potrebbe forse essere che l’adulto non abbia captato i giusti segnali?
Il termine SPANNOLINAMENTO è molto conosciuto e utilizzato, soprattutto dalle mamme, quando una dice “Abbiamo iniziato lo spannolinamento” solitamente l’altra si immagina uno scenario catastrofico fatto di pannolini trainer leva e metti infinite volte al giorno, pozzanghere di pipì, vestiti puzzolenti, lavatrici… e chi più ne ha più ne metta.
Questo termine però mette il bambino in una condizione di passività, in cui subisce l’arbitrio dell’adulto.
Ma come è possibile, se è lui stesso che dovrebbe avere un ruolo principale, in quanto persona direttamente coinvolta nel cambiamento?
Ecco qui il primo mito da sfatare. Non dovrebbe chiamarsi “spannolinamento” perché questo termine implica che il bambino abbia un ruolo passivo, invece il bambino è, e dovrebbe sempre essere, al centro di tutto ciò che lo riguarda. Io preferisco chiamarlo PERCORSO! “Percorso dal pannolino alla mutandina”. Concetto che trovo davvero prezioso, che porta l’unica colpa di essere troppo lungo da pronunciare, in questa epoca in cui dobbiamo fare di tutto e non abbiamo mai abbastanza tempo.
La parola “percorso” si configura come uno spostamento, una evoluzione fatta di tappe, in cui il genitore acquisisce nuove consapevolezze, grazie alle quali saprà mettere il bambino nella condizione di affrontare questo cambiamento con serenità.
Togliere il pannolino non si misura in tempo, ma lo strumento che si dovrebbe utilizzare come metro di misura è la serenità del bambino e anche quella dei genitori!
È il genitore che prepara l’ambiente emotivo e fisico affinché il bambino sia libero di affrontare il passaggio dal pannolino alla mutandina, quando ne sente il bisogno e senza stress.
Una delle informazioni che non può essere ignorata da parte dell’adulto riguarda la conoscenza di aspetti legati alle tappe di sviluppo cognitivo del bambino. La maturazione neurologica necessaria per affrontare il percorso di abbandono del pannolino, come afferma il neuropsicologo Allan Schore, ha luogo dopo i 18 mesi, e grazie ad essa avviene una connessione tra cervello, sistema nervoso autonomo e muscoli dello sfintere.
È questa connessione che consente al bambino di riuscire a mettere insieme diverse DECISIONI, SCELTE E MOVIMENTI..
Importante non dimenticare mai che nei bambini così piccoli l’età è sempre approssimativa, non è l’unico elemento da tenere in considerazione quando si parla di abbandono del pannolino, ma bisogna osservare molteplici fattori.
Diversamente accade invece quando si decide di praticare l’EliminationCommunication (EC la sua abbreviazione), modalità comunicativa con cui le mamme si mettono in ascolto dei bisogni fisiologici dei propri figli, anche appena nati, non utilizzando mai i pannolini. Come abbiamo detto in apertura, anche i neonati mandano dei segnali e con l’EC il genitore non li blocca ma anzi li accoglie, li riconosce e si comporta di conseguenza. Il neonato libero dal pannolino non è in grado di controllare volontariamente gli sfinteri, infatti non trattiene pipì e cacca, perché tutte le informazioni cerebrali che riguardano il controllo sfinterico e la loro esperienza di trattenere e rilasciare, devono prima attendere la maturazione neurologica.
Questa modalità prevede da parte del genitore il desiderio di voler osservare a lungo ed in modo profondo il proprio bambino, essere disponibile con maggiore frequenza per riconoscere i segnali e fornire prontamente al bambino uno spazio fisico dove consentirgli di espletare i propri bisogni corporei. Uno dei vari aspetti positivi di questa scelta è il fatto che il bambino non passi tanto tempo a contatto con il pannolino sporco e tantomeno a contatto con sostanze chimiche, per chi non sceglie la via dei pannolini lavabili.
Vivere serenamente l’abbandono del pannolino significa anche regalarsi la possibilità di non sottovalutare il COME il bambino vive questo momento di crescita. Le sensazioni e le emozioni passano dal sistema limbico sin dai primi istanti di vita, anche a seconda di come i genitori si prendono cura fisicamente ed emotivamente del momento del cambio e questo influisce sulla disponibilità che metterà il bambino per affrontare il percorso dal pannolino alla mutandina.
Un atteggiamento di apertura, ascolto e accettazione incondizionata da parte dell’adulto consentiranno al bambino di sentirsi libero di sperimentare sé stesso e di vivere gli incidenti quotidiani non come degli sbagli ma come tappe fisiologiche, grazie alle quali si prendono le opportune misure e si progredisce, con tempi non serrati e tantomeno prestabiliti, fino ad arrivare all’indipendenza dal pannolino senza stress.
L’abbandono del pannolino può davvero essere a misura di bambino nella veste di genitori consapevoli e senza improvvisazioni.
Pedagogista Morena Drago
Consulente per l’abbandono dolce del pannolino e del ciuccio
Morena in questo articolo utilizza tanti termini che uso spesso anch’io (e non ci siamo messe d’accordo!!), parla di emozioni e di tempo, parla di spazio e di fiducia, parla di un PERCORSO. Se ascoltiamo e assecondiamo i tempi del bambino, questo percorso può essere affrontato serenamente, senza stress e anche senza (o con pochissimi) incidenti.
Un ultima cosa che mi chiedete spesso riguardo la notte… il bambino può considerarsi spannolinato, quando non lo porta più nemmeno di notte! Se di notte ancora lo indossa, allora il PERCORSO non si è concluso. Buon percorso a tutti, che sia estate, inverno, primavera o autunno – No, non è necessario aspettare l’estate! Tuo figlio è pronto quando è pronto –
Dott.ssa Barbara Bove Angeretti
Consulente per il sonno e l’educazione empatica.
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