L’EDUCAZIONE NON SI PUO’ IMPORRE
Le ricerche hanno più volte messo in evidenza gli effetti negativi delle punizioni corporali e dei metodi impositivi sui processi cognitivi e sullo sviluppo.
Usare sistematicamente violenza fisica (si, anche sculacciate e schiaffi sono violenza fisica!) sui bambini può danneggiare le sostanza grigia del loro cervello. La sostanza grigia costituisce parte del sistema nervoso centrale che nei bambini è ancora in fase di sviluppo. Fanno parte della sostanza grigia le aree coinvolte nella percezione, nel linguaggio, controllo muscolare, memoria, pianificazione, controllo degli impulsi, decision-making, problem solving e capacità di giudizio, le cosiddette “funzioni esecutive”.
Alcune ricerche hanno supportato l’ipotesi che bambini e adolescenti che hanno subito trascuratezza e abuso nella loro infanzia hanno meno sostanza grigia di quelli che non hanno subito maltrattamenti. Quando si parla di “abuso” ci si riferisce anche alla violenza verbale (offese, umiliazioni, minacce, ricatti emotivi ecc.) e al neglect (Il neglect può essere definito come una mancanza di sufficiente responsabilità e protezione nei confronti del bambino e di attenzione verso i bisogni fondamentali e specifici della sua età. Col termine neglect ci si riferisce dunque a omissioni o negligenze nella cura del bambino, ripetute nel tempo).
È stato individuato un collegamento diretto tra le punizioni e l’aumento del comportamento aggressivo nei bambini. Questi comportamenti mascherati da “metodo educativo” sono spesso associati a comportamenti disfunzionali all’interno del contesto scolastico e sono frequentemente causa di un basso rendimento e difficile rapporto con i pari.
I bambini esposti a ricorrenti punizioni corporali sviluppano il bias di attribuzione di ostilità, ossia la tendenza ad aspettarsi che altri siano violenti con loro. Percepiscono cioè il mondo come ostile e cattivo, e per questo hanno bisogno di difendersi rispondendo all’ambiante e agli altri in modo ostile e violento.
• I METODI IMPOSITIVI NON INSEGNANO L’EDUCAZIONE
E’ opportuno rilevare che se non esiste un singolo fattore di rischio per sviluppare comportamenti aggressivi, ma oggi sappiamo per esempio che, il principale fattore di rischio per il Bullismo consiste nella “vittimizzazione infantile”: i genitori che si relazionano in modo aggressivo ridicolizzando, sminuendo, punendo, umiliando o ignorando il proprio figlio, costituiscono il primo fattore di rischio per avere un figlio bullo. Si dice infatti che IL BULLISMO SI IMPARA A CASA. Il bullo e’ infatti un bambino che suo malgrado ha imparato che con la violenza si ottiene cio’ che si vuole. Il bullo e’ un bambino che ha subito un'”educazione” fatta di urla e di minacce, di divieti e di punizioni, di violenza verbale e fisica.
I genitori che utilizzano la Pedagogia Nera (termine che definisce i metodi impositivi) hanno figli con una cattiva tolleranza alla frustrazione. L’“educazione” impositiva è anche un fattore di vulnerabilità alla depressione, soprattutto nelle ragazze e di condotte antisociali e dipendenza da sostanze, specie nei ragazzi. Una ricerca di meta-analisi di 14 studi diversi sugli effetti dello sculacciare i bambini ha messo in evidenza la relazione tra le punizioni corporali e il comportamento aggressivo nei bambini.Uno studio su 12.000 bambini ha mostrato come bambini che hanno subito comportamenti aggressivi quando avevano 5 anni, sviluppavano con maggiore probabilità comportamenti aggressivi all’età di 6 e 8.
La Pedagogia Nera è inoltre responsabile di costituire un fattore di rischio per lo sviluppo di Disturbi di personalità. I disturbi di personalità tendono ad emergere dallo sviluppo graduale di una personalità rigida con pattern di comportamento anomali che rimandano a modalità apprese di percepire, pensare e relazionarsi con l’ambiente.
Probabilmente esperienze particolarmente stressanti nei primi anni di vita, possono creare le basi per lo sviluppo di pattern di personalità mal adattivi che si manifestano in più aree: cognitiva, affettiva, del funzionamento personale e del controllo degli impulsi.
Se poi consideriamo che gli studi sui DP (Disturbi della personalità) parlano di un 10-12% di popolazione che soddisfa i criteri per almeno un disturbo di personalità, praticamente 1 individuo su 10 ha un qualche disturbo diagnosticatile. Questo può rendere l’idea di quanto siano ancora largamente impiegati i metodi punitivi e di quanto sia urgente un cambio di direzione.
• PERCHE’ ESSERE AGGRESSIVI CON I BAMBINI FA DIVENTARE I BAMBINI AGGRESSIVI?
Perché essendo esposti, ovvero osservando i genitori picchiare, insultare, punire, minacciare, i piccoli apprendono che questi comportamenti sono legittimi e le punizioni giuste e utili. La letteratura scientifica ci fornisce una quantità enorme di esempi che spiegano come osservare comportamenti aggressivi può portare con alta probabilità ad imitarli.
• LA PEDAGOGIA NERA E’ CONTROPRODUCENTE
La ricerca ha anche illustrato quanto sculacciare i bambini non sia funzionale a eliminare i comportamenti dirompenti (“Capricci”, scenate, richieste immotivate, comportamenti aggressivi) che i genitori vorrebbero eliminare.
Forse una punizione riesce nel breve termine a far cessare quel comportamento, ma a lungo termine si avrà un aumento esponenziale di comportamenti “indesiderati” e disfunzionali.
La sculacciata non può essere utilizzata come punizione per il semplice fatto che provoca dolore fisico, che a sua volta genera paura nel bambino: quando siamo spaventati e confusi non siamo in grado di apprendere nuove informazioni, allo stesso modo, come possiamo pretendere che un bambino riesca a comprendere la regola o il messaggio che il genitore vuole trasmettere se in quel momento prova paura?
Quando usiamo la sculacciata con l’intento che il bambino cessi di mettere in atto un comportamento aggressivo – come picchiare altri bambini – non solo la cosa non ha alcun effetto positivo, ma anzi ci si ritorce contro. Il bambino apprenderà che è giusto picchiare e userà le botte come risposta alla sua rabbia, perché è esattamente quello che fa l’adulto quando ricorre alla sculacciata. Questo non permette un adeguato sviluppo di regolazione delle emozioni e rinforza una bassa tolleranza alla frustrazione.
L’APPRENDIMENTO POSITIVO NON AVVIENE ATTRAVERSO LA PAURA: MAI.
I bambini che rispettano, sono stati rispettati.
I bambini empatici sono stati trattati con empatia.
I bambini gentili sono stati trattati con gentilezza.
La prima cosa da fare con i propri figli è creare con loro una relazione positiva basata sulla fiducia e il rispetto, sull’empatia e in sintesi con uno stile genitoriale “supportivo” ovvero basato sulla motivazione intrinseca e la collaborazione, che io traduco con il termine “EDUCAZIONE EMPATICA”. Puoi trovare approfondimenti sul tema e molto altro nel mio libro “Il circolo virtuoso dell’attaccamento“
E’ importante scegliere comunicazioni efficaci che insegnino gli strumenti adeguati a relazionarsi in modo positivo con conseguenze, limiti e regole.
▸ Esempio di comunicazione collaborativa: “E’ importante tenere in ordine i giocattoli, perchè se non sai dove sono è come non averli e quindi non potrai usarli”
▸ Esempio di comunicazione impositiva: “Se non metti subito in ordine i tuoi giocattoli, stasera niente TV”
Chi usa le punizioni o la violenza come metodo “educativo” ha spesso subito un’”educazione” basata sulla medesima modalità.
Quando i genitori non riconoscono che esiste una relazione tra la loro esperienza passata in cui hanno subito abusi e quella attuale in cui usano violenza, mantengono vivo un ciclo tossico che si ripercuote sui loro figli.
La generazione successiva continua a portarsi dietro gli effetti che erano stati archiviati nel corpo e nella mente da quella precedente. Questo circolo vizioso può interrompersi nel momento in cui il genitore diventa consapevole della propria storia e di come la possa ripercorrere trasmettendola ai propri figli.
• COSA PUOI FARE
Quando si ricorre ai metodi impositivi e punitivi, è poi necessario spiegare con calma perché è stato fatto quel gesto, va bene con loro per aver perso il controllo. Queste comunicazioni aiutano i più piccoli a elaborare meglio cosa è successo, perché fornisce un esempio al bambino che si può sbagliare e quando succede, che è possibile rimediare.
Usare violenza (fisica o verbale) con i bambini insegna loro che la violenza (fisica o verbale) è una risposta adeguata alla rabbia. E’ fondamentale che le nuove generazioni imparino a gestire la rabbia senza usare la violenza.
Dott.ssa Barbara Bove Angeretti
Consulente per il sonno e l’educazione empatica. Insegnante di Comunicazione e Mindfulness.
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