ETICHETTAMENTO
Etichettare un bambino come “capriccioso,” “problematico,” o “difficile” può avere conseguenze profonde non solo sul modo in cui il genitore percepisce il figlio, ma anche sullo sviluppo emotivo e comportamentale del bambino. Gli studi sulla psicologia infantile dimostrano che le etichette negative possono creare un circolo vizioso: il genitore si convince che il comportamento del figlio sia intrinsecamente problematico e, di conseguenza, reagisce a questi comportamenti in modo meno empatico o costruttivo. Questo rinforza il comportamento problematico del bambino, portando entrambi a restare intrappolati in una dinamica negativa.
Effetti delle etichette sui bambini
Le ricerche sul cosiddetto “effetto Pigmalione” e la profezia che si autoavvera mostrano che le aspettative dei genitori possono influenzare il comportamento dei figli. Quando un genitore si convince che il proprio bambino sia capriccioso o difficile, è più probabile che tenda a interagire con lui in modo rigido, aspettandosi sempre comportamenti negativi. Il bambino, sentendo questo giudizio, potrebbe iniziare a comportarsi in maniera coerente con l’etichetta, confermando le aspettative del genitore. In sostanza, l’etichetta diventa una profezia che si autoavvera, non tanto per le caratteristiche innate del bambino, ma per il modo in cui egli viene trattato.
La dinamica dell’etichettamento e l’influenza sulla relazione genitore-figlio
Quando un genitore usa etichette negative, spesso cerca di spiegare il comportamento del figlio senza mettersi in discussione. L’etichetta offre una “scorciatoia” per interpretare le azioni del bambino, invece di esplorare le possibili cause sottostanti. I bambini non nascono “difficili” o “capricciosi”; il loro comportamento è un linguaggio attraverso il quale esprimono bisogni, emozioni o disagi che non sanno ancora gestire o verbalizzare.
Un genitore che etichetta il proprio figlio in questo modo può avere difficoltà a riconoscere il ruolo che la sua stessa risposta ha nel mantenere o aggravare il comportamento del bambino. Invece di riflettere su come migliorare la propria capacità di relazionarsi e comunicare, il genitore si convince che il problema risieda interamente nel bambino. Questo può portare a un’interazione meno empatica e a una relazione tesa.
Studi e teorie rilevanti
Uno studio classico del 1968 di Rosenthal e Jacobson, che ha esplorato l’effetto delle aspettative degli insegnanti sugli studenti, ha dimostrato che quando un adulto crede che un bambino sia dotato di certe caratteristiche (positive o negative), tende a trattarlo in modo coerente con quelle credenze, influenzando il comportamento e i risultati del bambino. Anche in ambito familiare, questo principio è valido: l’atteggiamento e la percezione del genitore hanno un’influenza significativa sul comportamento del figlio.
Inoltre, la teoria dell’attaccamento di Bowlby suggerisce che i bambini sviluppano la loro sicurezza e capacità di regolare le emozioni in base alla qualità delle loro relazioni primarie. Se un bambino viene costantemente etichettato negativamente, potrebbe sviluppare insicurezza e difficoltà a gestire le proprie emozioni, confermando di nuovo la percezione del genitore.
Consigli per evitare l’etichettamento negativo
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Riconoscere i bisogni dietro il comportamento: Invece di vedere il comportamento difficile come un “problema”, chiediti cosa sta cercando di comunicare il bambino. Un bambino “capriccioso” potrebbe essere stanco, sovrastimolato o emotivamente sopraffatto. Riconoscere i bisogni sottostanti aiuta a rispondere con maggiore empatia.
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Riformulare il linguaggio: Invece di etichettare il bambino, prova a descrivere il comportamento specifico e temporaneo. Ad esempio, invece di dire “Sei sempre capriccioso”, puoi dire: “Vedo che sei molto frustrato in questo momento, come possiamo risolverlo insieme?” Questo cambiamento di linguaggio aiuta a separare il comportamento dal carattere del bambino, e lo incoraggia a migliorare.
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Esaminare le proprie reazioni: Riflettere su come le tue risposte influenzano il comportamento del bambino è fondamentale. Chiediti: “Sto reagendo a mio figlio nel modo che lo aiuta a crescere, o sto rinforzando il comportamento che non voglio vedere?” A volte, rivedere la propria modalità di risposta può migliorare notevolmente il comportamento del bambino.
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Coltivare un atteggiamento positivo: Concentrarsi sui punti di forza del bambino può aiutare a interrompere il ciclo dell’etichettamento negativo. Sottolinea e celebra i momenti in cui si comporta bene, così che il bambino possa capire che è visto e apprezzato anche nei suoi comportamenti positivi, non solo in quelli problematici.
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Cercare supporto se necessario: Se il comportamento del bambino ti sembra realmente difficile da gestire e ti senti bloccato in questa dinamica, potrebbe essere utile cercare il supporto di un esperto in sviluppo infantile o in terapia familiare. Un professionista può aiutarti a comprendere meglio le dinamiche in gioco e a sviluppare strategie più efficaci per relazionarti con tuo figlio.
Dr. Barbara Bove Angeretti – Psicologa
Educazione • Comunicazione • Relazioni Sonno
Insegnante di Metacomunicazione e Mindfulness
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